giovedì 28 aprile 2016

The Bourne identity

Un giovane uomo viene ripescato nella notte nel Mar Mediterraneo.
Non ricorda nulla, neppure chi è.
Tutto ciò che ha per tentare di ricostruire la propria storia è un numero di conto bancario.
Da qui partirà la sua ricerca, che lo condurrà ad attraversare l'Europa sfuggendo ad agguati mortali, fino a scoprire che lui è Jason Bourne (Matt Damon), membro di una squadra speciale della CIA denominata Treadstone; avendo fallito una missione, viene ormai considerato "bruciato" dai suoi superiori, che intendono eliminarlo.
Jason, aiutato da una giovane donna tedesca di nome Marie (Franka Potente), cercherà di dipanare l'intricata matassa della propria esistenza, in gran parte dimenticata e, soprattutto, di rimanere in vita.
A suo favore gioca la memoria del corpo (più correttamente detta memoria procedurale implicita automatica*): quella parte di te che ti porta a ripetere movimenti appresi grazie alla ripetizione, senza doverci stare a pensare su. Con la stessa facilità con cui le persone comuni si alzano dal letto, preparano un caffè o chiudono a chiave la porta di casa, Jason disarma killer, spezza ossa, spara con precisione letale.

"The Bourne identity" è il primo episodio della trilogia "Bourne" (seguono "The Bourne supremacy" e "The Bourne ultimatum", più lo spin-off "The Bourne legacy" in cui, nonostante il titolo, il protagonista non è Jason Bourne bensì un altro agente, Aaron Cross, interpretato da Jeremy Renner), basata su una serie di romanzi dello statunitense Robert Ludlum.
Film realizzato nel 2002, visto e riguardato più volte, mi stupisco del fatto che non lo abbia recensito prima d'ora.
Una delle numerose tecniche utilizzate nella difesa
Perché è un bel film. Una trama coinvolgente, sorretta da una buona interpretazione e - scusate, ma per me le arti marziali sono un elemento di grande rilevanza - supportata da tecniche di combattimento veritiere ed efficaci.
Certo, ci sono le "americanate", quelle scene del tutto folli, sotto ogni punto di vista logico e scientifico, che però danno gusto alla pellicola (un po' come avviene anche per tutti i film di James Bond o di Indiana Jones, per intenderci): Jason scampa ad agguati mortali orditi dai vertici della CIA, sfugge a killer dall'ineffabile preparazione militare - mica alla sciura Maria! - e sopravvive ad inseguimenti automobilistici ed esplosioni dall'esito catastrofico. Il tutto riportando solo qualche trascurabile ammaccatura.
Inoltre, come se non bastasse, taglia i capelli di Marie con la stessa delicatezza di un tosaerba e, nonostante ciò, lei si ritrova con una testolina deliziosa, un lavoro da coiffeur sopraffino.
Come detto, però, queste sono quelle esagerazioni "da film" cui lo spettatore va incontro preparato e che non intaccano la validità né la piacevolezza dell'opera nel suo insieme.

Dopo essere stata utilizzata per svariati gunting la penna biro
viene conficcata nella mano del "cattivo".
Le tecniche marziali utilizzate da Jason Bourne sono estremamente realistiche e davvero utili allo scopo; le leve articolari, incluse quelle applicate ai disarmi, sono di una bellezza e di un'efficacia eccelse.
La prima volta che ho visto il film sono letteralmente balzata sulla poltrona, alla vista del primo combattimento corpo a corpo: io quelle tecniche le conoscevo! Così come non mi erano affatto sconosciute quelle belle serie di gunting realizzate con una semplice penna biro...
Andando poi a documentarmi, il "mistero" è stato chiarito: per interpretare il ruolo di Bourne, Matt Damon si è allenato nel Jeet Kune Do e nel Kali sotto la guida di Jeff Imada, allievo diretto del mitico Dan Inosanto nonché uno dei maggiori esperti mondiali di queste discipline.
Qui potete trovare parte del making of dei combattimenti sul set, con lo stesso Imada che parla del JKD Kali e con Matt Damon che mostra... ciò con cui ho iniziato il mio percorso marziale e con cui ancora oggi mi diverto anch'io!


* Grazie Mastermind per la consulenza scientifico/psicologica.

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