martedì 1 dicembre 2015

Fine del mondo: anno 2050

Fine del mondo in mondovisione, diretta da San Pietro per l'occasione, cantava Ligabue nel 1997 ed ora la data della fine del mondo si sa: anno 2050. 
Per la verità, l'allarme in tal senso, indicando questa data come quella in cui le risorse della Terra non sarebbero più sufficienti per sostenerci, il WWF l'aveva lanciato già nel 2006 ma, evidentemente, questo avviso è stato in larga misura ignorato.
Catastrofismo: così sono state spesso bollate le ricerche scientifiche svolte in tal senso, ma forse è il caso di renderci conto, tutti quanti, che catastrofismo non è. "Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di quanto sia capace di metabolizzare i nostri scarti - dichiarava nel 2006 Gianfranco Bologna, direttore scientifico di WWF Italia - E questo porta a conseguenze estreme ed anche molto imprevedibili"; conseguenze come, ad esempio, la piovosissima e fredda estate 2014, con il mese di luglio più piovoso registrato dal 1800, o, viceversa, la torrida estate 2015 in cui è stata documentata la lenta agonia dei ghiacciai alpini, restando geograficamente vicino a noi e trascurando uragani, scioglimento delle calotte polari e via dicendo.

Persino il pontefice, nella sua enciclica "Laudato si'", ha richiamato l'attenzione su "quello che sta accadendo alla nostra casa", ponendo l'accento su inquinamento, cambiamenti climatici, l'importanza spesso trascurata dell'acqua, la perdita di biodiversità... Non a caso, questa "lettera aperta" di Papa Francesco è stata definita da molti come "enciclica verde". E numerosi leader religiosi hanno lanciato una petizione per chiedere che si operi a favore di cambiamenti significativi e concreti. 
Anche in ambito politico si discute da tempo circa il reale stato di salute del nostro pianeta, ma dal 1992, anno in cui si tenne la prima Conferenza sul Clima (a Rio de Janeiro), molte speranze sono state disattese; nei giorni a cavallo tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre 2015 i cosiddetti "grandi della Terra" si sono riuniti a Parigi per una nuova conferenza in materia ambientale, la COP 21, con l'obiettivo di portare il surriscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi, ma già pare difficile raggiungere soluzioni davvero concrete, con Paesi enormi e densamente popolati come l'India che rivendicano a gran voce il loro diritto a continuare a bruciare carbone. 
E mentre 150 leader mondiali discutono a noi "comuni mortali" non resta altro da fare che cercare, nel nostro piccolo, quotidianamente, di operare in modo ecologicamente sostenibile e non come parassiti scriteriati. Perché questo pianeta è l'unica casa che abbiamo.

Per approfondire:

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