martedì 20 ottobre 2015

Sport, educazione e regole

In questi giorni ha fatto parecchio scalpore la vicenda del giovane Nicolò Sperotto, terzino in prestito all'Arezzo, che ha registrato negli spogliatoi la sfuriata dell'allenatore Ezio Capuano dopo la sconfitta subita contro una squadra di Promozione. La registrazione, fatta con uno smartphone e condivisa dal calciatore coi compagni di spogliatoio, è poi giunta in qualche modo agli organi di stampa, facendo deflagrare la bomba della regola dello spogliatoio: Sperotto, infatti, è stato cacciato dalla squadra, vietandogli non soltanto di giocare le partite, ma persino di allenarsi. 
Del caso si è occupata anche la popolare trasmissione televisiva "Le Iene", con un servizio intitolato proprio "La regola dello spogliatoio".
Mentre scrivo questo articolo, il giovane terzino ha chiesto scusa al mister, riconoscendo di aver sbagliato a fare la registrazione, ma non è stato reintegrato nella rosa dei giocatori.

Non voglio entrare nel merito della vicenda, che conosco solo marginalmente, tuttavia si parla spesso dei valori dello sport, di come la pratica di un'attività sportiva sia palestra di vita e del potere educativo dello sport, ma se non vogliamo che queste siano soltanto parole gettate al vento dobbiamo anche accettare la disciplina attraverso la quale ci si prefigge di raggiungere questi valori. 
L'allenatore, il mister, il coach hanno il compito non soltanto di insegnare a calciare un rigore, fare un canestro da tre punti o battere un fuoricampo; hanno, prima di tutto, il compito di crescere ed educare degli individui attraverso lo sport. E l'educazione, nella civiltà umana, comporta l'assoggettarsi al rispetto di alcune regole. 

Questo può essere ancora più vero nell'ambito delle arti marziali che, come suggerisce il nome stesso, nacquero come "preparazione marziale", cioè "di guerra". Chi ha fatto il militare e persino chi, più semplicemente, ha avuto modo di vedere film incentrati sulla vita militare - poco importa che si trattasse della Seconda Guerra Mondiale, della Guerra del Vietnam o della vita dei Marines o dei Navy Seals - sa benissimo quanto sia importante il rispetto delle regole. Se sei un soldato semplice, il tuo superiore può ordinarti anche la cosa più stupida ed insensata e tu sei tenuto ad eseguirla. Senza obiezioni. Nella tua testa puoi pensare di aver a che fare con un perfetto idiota, ma mentre pensi questo il tuo compito è eseguire l'ordine che ti è stato impartito, senza protestare. 

L'insubordinazione, nella vita militare, non è tollerata ed è punita molto severamente. Altrettanto avviene nello sport, almeno se si desidera che questo sia davvero formativo per chi lo pratica e lo porti a crescere come persona più ancora che come atleta. 
Di certo avviene nelle arti marziali che siano degne di questo nome. 
Le regole, per quanto assurde possano sembrare, esistono per un motivo (temprare il carattere, insegnare l'umiltà, mitigare la superbia, rafforzare l'autostima...): ciascun individuo ha un proprio carattere e, di conseguenza, necessita di essere seguito e guidato in una determinata maniera, ma quando le regole non vengono rispettate, magari per più volte, allora può accadere che il Maestro allontani dalla scuola l'allievo. Il quale spesso nemmeno si rende conto di essere stato proprio lui, con il suo atteggiamento, a scegliere di andarsene. 

4 commenti:

  1. Bell'articolo e interessante brava e complimenti un saluto da Befitblog

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    1. Grazie, lieta del vostro apprezzamento.
      Buona giornata e a presto!

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  2. Questo tuo articolo è eccezionale. Lo condivido anche su fb. Brava!

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    1. Elena, sono lieta che apprezzi l'articolo. Ho solo cercato di fare chiarezza, ovviamente dal mio personalissimo punto di vista e senza la presunzione di detenere la Verità Assoluta, su determinati accadimenti.
      Ciao.

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