giovedì 27 novembre 2014

Totoro, tra sogno e realtà

Totoro è una magica creatura che vive dentro un grande albero di canfora, un grosso spirito buono e peloso che sembra uno strano incrocio tra una talpa e un orso: un tororu, in giapponese, ma la piccola Mei - che ha solo 4 anni - ne storpia il nome e lo chiama Totoro. E' lui il protagonista di una delle opere più conosciute ed amate di Hayao Miyazaki, "Il mio vicino Totoro" o "Tonari no Totoro", fiaba a cartone animato ambientata nella campagna giapponese degli anni '50 e prodotta dallo Studio Ghibli il quale, dopo lo strepitoso successo avuto dal film, adottò l'immagine di Totoro come proprio logo.
Nonostante l'ottimo successo di pubblico e di critica, il film arrivò in Italia soltanto nel settembre del 2009, ben ventun anni dopo la sua proiezione in Giappone, ma anche qui ottenne un esito più che positivo tanto da vedere un fiorire di gadget raffiguranti il peloso spirito buono dei boschi.
La piccola Mei e sua sorella maggiore Satsuki si sono trasferite insieme al loro papà in un villaggio di campagna per stare più vicini all'ospedale dove è ricoverata la loro mamma, ma questo trasferimento segnerà per loro anche l'inizio di una splendida ed incredibile avventura alla scoperta del bosco e degli spiritelli che lo animano. Il loro primo incontro è con i "nerini del buio", piccoli spiriti della fuliggine che occupano le vecchie case abbandonate e che soltanto i bambini possono vedere, ma poi faranno la conoscenza di altre fantastiche creature come il Gattobus e, ovviamente, Totoro. 
Questo grosso spirito, calmo e dormiglione, mi ricorda molto, per fisionomia e stile di vita, "qualcuno" di nostra conoscenza; metto un'immagine qui sotto, cercate di trovare l'intruso!

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