lunedì 30 gennaio 2012

Stage di M.M.A. ad Aosta



Chi non pratica arti marziali sicuramente fatica a comprenderlo, eppure vi assicuro che è proprio così: nonostante tutte le botte che ci si scambia sul tatami, tra i praticanti si instaura un rapporto di vera amicizia e di autentico rispetto. O, forse, più che "nonostante" è proprio "grazie a" tutte le botte che ci si scambia sul tatami.


E' stata dunque una bellissima occasione per incontrare amici di lunga data quella che ci si è presentata sabato 28 gennaio: alcuni istruttori della Scuola di Kung Fu stile T'Ien Shu di Aosta, la "Tao-Chen" hanno organizzato, presso il magnifico Palaindoor di corso Lancieri ad Aosta, uno stage di M.M.A. condotto da Davide Carpanese.




Al mattino l'attenzione è stata puntata soprattutto sull'esecuzione e l'apprendimento di tecniche in piedi, mentre il pomeriggio è stato incentrato quasi interamente su tecniche di submission e di lotta a terra.


I ragazzi non si sono certo risparmiati e, francamente, non oso nemmeno immaginare quanti lividi e dolorini sparsi avranno potuto contare il giorno seguente. Ma questo è un altro degli aspetti inspiegabili e affascinanti delle arti marziali: i lividi conquistati sul campo sono motivo di orgoglio quasi fossero medaglie e contribuiscono a far crescere quell'amicizia e quel rispetto reciproco del tutto speciali che possono nascere soltanto su un tatami.


P.S. A breve, sul blog di Davide, verrà pubblicato un post della giornata e non mancherà neppure il video su YouTube.

giovedì 26 gennaio 2012

L'energia del Ki

L'energia interna è basilare in ogni arte marziale e, più in generale, pressoche tutte le discipline e filosofie orientali contemplano questa energia di vitale importanza: basti pensare allo Yoga, con i suoi Chakra, e al Ki che permea l'intera cultura orientale, dalla medicina tradizionale cinese alle arti marziali come l'Aikido…

Su questa energia si è detto e scritto di tutto e molti film orientali presentano scene in cui i Maestri fluttuano nell'aria o colpiscono gli avversari con "forze invisibili", senza toccarli fisicamente, fino ad approdare a video come questo


e come questo


Che ne pensate?

domenica 22 gennaio 2012

Stadio del ghiaccio di Casate verso la chiusura?



Anna Cappellini è comasca e lei, che a breve difenderà i colori dell'Italia sul ghiaccio di Sheffield in coppia con Luca Lanotte, a Casate ha trascorso ore e ore sui pattini; su questo ghiaccio hanno dato prova della loro bravura campioni del calibro di Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio, Ondrej Hotarek e un'altra comasca celebre: Francesca Rio. Per non parlare, poi, dei numerosi incontri di hockey disputati qui, a poca distanza dal cuore della città.

Ora lo stadio del ghiaccio di Casate rischia di chiudere e, purtroppo, quella che si prospetta all'orizzonte non è la consueta chiusura stagionale bensì un addio definitivo. Ecco perchè ricevo e volentieri pubblico questa lettera, scritta da un'appassionata di sport "minori" che proprio nulla hanno di piccolo; ecco perchè chiedo a voi, che mi leggete, di dare diffusione di questo messaggio (via Twitter, via Facebook, via mail… come per le marmotte e per la cascata, ogni mezzo è buono!).

"Al sindaco Bruni piace, evidentemente, andare contro tendenza: mentre in moltissime città italiane le feste di Natale hanno coinciso con l’apertura di piste di pattinaggio su ghiaccio, lui ha lasciato Como senza questa possibilità di divertimento. E non si tratta solo della piccola pista temporanea che negli scorsi anni aveva allietato piazza Cavour: Como potrebbe, infatti, perdere la ben più nota e frequentata pista dello stadio del ghiaccio di Casate.

Il prossimo 29 febbraio, infatti, il palazzetto del ghiaccio potrebbe chiudere definitivamente i battenti, lasciando numerosi atleti ed appassionati orfani di una struttura sportiva che ha fatto e continua a fare la storia di Como. La colpa? Tanto per cambiare, di lungaggini burocratiche, sviste e dimenticanze più o meno verosimili. Proprio come nel caso delle paratie, dell’ex Ticosa, del nuovo Ospedale S. Anna… e ci fermiamo qui, perché la lista potrebbe essere ancora lunga.

Ecco, in estrema sintesi, la causa della probabile chiusura: quanti risiedono nei pressi del pala ghiaccio hanno chiesto che l’impianto sportivo venisse insonorizzato e, poiché i responsabili facevano orecchie da mercante e si rimbalzavano le responsabilità, hanno infine promosso una causa legale. Già lo scorso mese di ottobre è stato possibile riaprire la struttura solo grazie all’impegno, assunto da Comune e da CSU (Como Servizi Urbani), di insonorizzare il palazzetto del ghiaccio entro il 29 febbraio; impegno che ha consentito di bloccare temporaneamente l’azione legale intrapresa dagli esasperati vicini. Ma ora il tempo stringe e i lavori di insonorizzazione non sono ancora neppure partiti.

“Purtroppo è sopraggiunto un intoppo burocratico che ha bloccato i lavori – ha dichiarato Mariano Montini, responsabile di CSU – e non posso farmi carico di un processo penale per una questione che non è di mia responsabilità”; ecco, appunto, come dicevamo poc’anzi: lungaggini burocratiche e rimpallo di responsabilità. Come sempre.

A dare una sveglia al Comune e, al contempo, a far nascere la protesta hanno provveduto i diretti interessati: gli atleti che giocano a hockey e che praticano pattinaggio e, naturalmente, i genitori di bambini e ragazzi allievi delle diverse società. Su Facebook è nato il gruppo “Salviamo il pala ghiaccio di Casate” che in pochi giorni ha già raccolto oltre 800 adesioni e che punta ora a coinvolgere nella protesta campioni dello sport e, perché no?, persino Striscia la Notizia.E mentre Busto Arsizio si dà da fare per costruire uno stadio del ghiaccio che possa far concorrenza a quello di Varese, Como pensa bene di lasciar andare in malora il proprio. Ma, si sa, a Stefano Bruni piace andare contro corrente".

La protesta è approdata anche su un quotidiano online locale, ma mi raccomando: diffondete, diffondete, diffondete! Grazie!

mercoledì 18 gennaio 2012

Fai più verde il tuo blog! Il mio ora non inquina più...



Lo sapete quanto inquina un blog? Si parla molto spesso di quale grosso impatto ambientale abbiano automobili e sistemi di riscaldamento, si calcola quanta anidride carbonica viene prodotta persino dall'allevamento delle mucche, ma… quanto inquinano in nostri blog?

E' stato stimato che un blog o un sito web producono circa 3,6 kg all'anno di CO2. Io non lo sapevo, l'ho scoperto grazie ad un webamico che, a sua volta, l'ha saputo grazie ad un'iniziativa che prontamente… gli ho copiato!

Si tratta di CO2 Neutral, che si propone di piantare un albero per ogni blog che aderisce e, dal momento che ogni albero si "mangia" tra i 5 e i 10 chili di anidride carbonica ogni anno, ecco che aderendo il nostro blog diventa sostenibile e il bilancio torna a favore di Madre Natura. Un'iniziativa alla quale aderisco con accresciuta convinzione da quando mi è capitato di assistere alla mia prima nevicata chimica, originata dall'incontro del gelo naturale con l'inquinamento prodotto dall'uomo: ciascuno di noi può fare qualcosa per aiutare la Terra. In Italia questa iniziativa è stata sostenuta da Doveconviene, che è diventato sponsor di "I plant a tree", iniziativa ecologica tedesca che ha già realizzato opere di riforestazione in diverse aree e che… può continuare a farlo, grazie ai nostri blog!

Aderire è facilissimo, gratuito e richiede pochi attimi; il "premio in palio" è un mondo più verde per tutti!

lunedì 16 gennaio 2012

Donnie Yen, l'erede di Bruce Lee?



Chi ha avuto la possibilità di guardare il film "Ip Man" ha visto coi propri occhi di cosa è capace Donnie Yen, attore che ha interpretato il celebre Maestro di Wing Chun.

Figlio della nota Maestra di Wushu tradizionale Bow Sim Mark, Donnie è letteralmente cresciuto immerso nelle arti marziali, iniziando a praticare il Wushu insieme a sua mamma già all'età di 4 anni. Trasferitosi da Hong Kong a Boston con tutta la famiglia mentre era ancora un bambino, questo marzialista e attore ha ben presto iniziato a praticare anche altre discipline marziali e sport da combattimento: Taekwondo, Kickboxing, Boxe…

Poichè, proprio come Bruce Lee, anche Donnie dimostrò ben presto di avere un caratterino non facile e piuttosto ribelle, i genitori decisero di rispedirlo nella nativa Cina e così, appena sedicenne, eccolo approdare a Beijing dove, ovviamente, si iscrisse alla Scuola Sportiva di Shichahai, frequentata anche dal celebre attore Jet Li.

A soli 19 anni, prima del suo rientro negli States, venne notato da Yuen Woo-Ping, che aveva contribuito al lancio della carriera di Jackie Chan e che lo volle come protagonista di quello che diventò il suo primo film: "Drunken Tai Chi", del 1984. Quello fu il debutto ufficiale nel mondo del cinema di questo atleta, che sino ad allora aveva lavorato come stuntman grazie alla sua profonda conoscenza di diverse arti marziali.


Da quel momento la sua carriera non ha conosciuto sosta e l'ha portato a collezionare una filmografia sterminata, arrivando a lavorare anche a tre film in un solo anno (come nel 2008, quando vennero girati "Ip Man", "An Empress and the Warriors" e "Painted Skin", o nel 2010, con "14 Blades", "Ip Man 2" e "Legend of the Fist: the Return of Chen Zhen").

La sua particolare abilità nelle arti marziali e l'indiscutibile carisma hanno portato più critici e cinefili a ravvisare in Donnie Yen un possibile erede del mitico Bruce Lee, quindi è comprensibile lo sconcerto suscitato dalla recente dichiarazione dell'attore che, dopo l'anteprima di "The Monkey King", ha comunicato che la sua salute non è più ottima a causa delle numerose lesioni accumulate in decenni di combattimenti sul tatami e sul set e, pertanto, ha rivelato la propria intenzione di ritirarsi dalle scene al compimento dei 50 anni, nel 2013.

Nata per essere una trilogia, la vicenda del Maestro Ip Man corre così il rischio di restare senza il proprio interprete principale, dal momento che per la terza parte, che i realizzatori vorrebbero venisse incentrata sul rapporto tra Ip Man e il suo discepolo più celebre, Bruce Lee, non è ancora stata confermata la produzione.

giovedì 12 gennaio 2012

Tutto è relativo


Dopo anni e anni di arrancamenti sulle lame, finalmente ho deciso e mi sono iscritta a un corso di pattinaggio su ghiaccio.
Le prime lezioni, inutile negarlo, sono state un autentico shock! Tanto per cominciare, ho scoperto che qualunque cosa facessi prima, non era pattinare sul ghiaccio: le spinte avanti (che sarebbero poi i semplici "passi" per muoversi in avanti) sono tutta un'altra storia, gente!
Tanto per cominciare, i piedi devono essere messi in modo da formare una T, con il piede che dovrà spingere posizionato dietro all'altro; anche e spalle devono essere in linea perpendicolare rispetto alla direzione in cui ci si muoverà; durante la spinta, il peso del corpo si sposta dal piede che ha spinto a quello che scivola sul ghiaccio e il piede che ha spinto deve restare sollevato dalla superficie, formando un angolo di circa 45°, mantenendo la gamba tesa dietro e la punta del piede rivolta verso l'esterno… Non so se rendo l'idea!

Insomma, io ero quella che si allacciava i pattini e via! Adesso no. Adesso ho un'insegnante bravissima, che avrà la metà dei miei anni e che ai miei occhi è paragonabile a Carolina Kostner e Valentina Marchei, e che è INFLESSIBILE. Avete presente quando il Ragionier Fantozzi prende lezioni di biliardo e dice che gli basterebbe imparare a perdere, ma il suo insegnante lo bacchetta ripetutamente dicendo che con lui o si diventa campioni o niente? Ecco!

"Su la schiena!", "Dritte le spalle!", "Piega il ginocchio!", "Alte le braccia!", "Ferme le spalle!", "Ruota l'anca!" e così via, così via, così via… Adesso stiamo imparando il tre di valzer, ed ecco che si scopre come tutto sia relativo: la nostra insegnante, chiaramente, esegue un tre assolutamente perfetto disegnando sul ghiaccio con la lama del proprio pattino un invidiabile 3. Facile come bere un bicchier d'acqua. Talmente facile che la Wikipedia in italiano non contempla nemmeno il tre di valzer tra le proprie voci. Per scovare qualcosa è necessario cercare "3 turn" o "three turn" e leggersi la definizione su Wikipedia in inglese dove, per la cronaca, si trova scritto: "Il tre di valzer è considerato un giro basilare nel pattinaggio di figura. Insieme al mohawk è il primo giro che viene imparato dai pattinatori principianti e il modo più usato dai pattinatori per cambiare direzione". Una bazzecola!

Ecco, io con questa bazzecola ci litigo da giorni! Qui sotto inserisco un video per farvi capire con esattezza di che si tratta. Signore e signori, ecco a voi un tre di valzer.


Le lame dei pattini dovrebbero disegnare sul ghiaccio due semicerchi pressochè perfetti, roba da compasso; io disegno due sofficini sfatti, muovo troppo le spalle, mi sbilancio in avanti correndo il rischio di fare davvero la fine della Viviana disegnata da Luca nella vignetta di inizio post (grazie ancora, Luca!)… Un disastro su tutta la linea!

Ma - ebbene sì, in tutta questa tragicomica vicenda c'è un "ma", che dimostra in modo inequivocabile che tutto è relativo - un giorno in cui la pista era aperta al pattinaggio libero io gironzolavo ripassando le lezioni: filo interno, filo esterno, cambio direzione, avanti, dietro, avanti, gru, filo interno, filo esterno, angelo… ed ecco che una ragazza, venticinque trent'anni circa, sbuca dalla folla di pattinatori, mi si avvicina e mi chiede se sono un'insegnante di pattinaggio. A me! L'ha chiesto a me! Ed era persino seria! Roba da non credere!
E' stato solo in quel momento che mi sono guardata attorno ed ho scoperto di muovermi sui pattini con più tranquillità e scioltezza di moltissimi altri. Tutto è relativo: per alcuni già non pestare una sederata ogni tre passi è un successo, per altri il tre di valzer è una sciocchezza. Io, al momento, sono a metà strada tra questi due estremi.

lunedì 9 gennaio 2012

I Berserkir, i combattenti uomini-orso vichinghi

Indomiti e senza paura, spietati e brutali, bestiali: questi erano i Berserkir, gli uomini-orso delle battaglie vichinghe che, nel Medioevo, divennero sinonimo di distruzione e terrore nel nord Europa.

Il loro nome deriva da due parole norrene: bera che significa orso e serkr che significa camicia. Questi guerrieri combattevano infatti senza corazza, coperti soltanto da una pelle d'orso che loro stessi avevano cacciato, ucciso e del quale avevano bevuto il sangue e mangiata la carne per farne propria la forza.

Altrettanto temuti e sanguinari erano gli Ulfhednar, gli uomini-lupo. In un Europa dal clima ostile e dalla natura selvaggia gli animali più temibili acquisivano un valore totemico; uccidere un orso o un lupo, lavarsi col suo sangue e mangiarne la carne consentiva al cacciatore guerriero di ereditarne la forza, il coraggio. Indossando poi la sua pelliccia la trasformazione era completa: il guerriero era ora una belva assetata di sangue, pronta a dilaniare i nemici e assicurarsi la sopravvivenza.

Poco si sa per certo dei Berserkir e degli Ulfhednar: le scarne testimonianze scritte non sono univoche e alle cronache di Sassone Grammatico, che nell'XII secolo parlò di antichi guerrieri danesi che usavano uccidere orsi e berne il sangue per diventare temibili quanto quelle bestie, si contrappone il "Dialogo del Corvo", opera scritta attorno al 900 dopo Cristo per celebrare le gesta del primo re di Norvegia, secondo cui Berserkir e Ulfhednar costituivano un'elite guerriera, giuravano fedeltà al sovrano e ne divenivano le guardie del corpo più fidate.

Quale che fosse la verità, certo è che già in epoca carolingia venne proibito a tutti gli abitanti del Sacro Romano Impero di cibarsi di carne d'orso, ma pare che questo divieto venne tutt'altro che rispettato, soprattutto nelle regioni del più remoto nord, dove gli uomini-lupo e gli uomini-orso continuarono ad esistere e resistere per lungo tempo.

Celibi - così da non aver troppe preoccupazioni in caso non fossero tornati vivi dalla battaglia - e votati al sommo dio norreno Odino, i Berserkir ingaggiavano lo scontro dopo aver assunto funghi allucinogeni come l'Amanita muscaria o essersi presi una solenne sbronza di idromele e birra. In uno stato di coscienza fortemente alterato, dunque, avveniva l'ultimo passaggio della fusione tra il guerriero e l'animale totemico, tra l'uomo e la belva.

Brandendo l'ascia di guerra o una lunga lancia acuminata, protetti soltanto da uno scudo e dal credo in Odino, si lanciavano a gruppi di dodici nello scontro levando alte grida simili a quelli delle belve con cui si erano ormai fusi. La tecnica di battaglia era probabilmente simile a quella dei numerosi clan celti presenti nel resto d'Europa: assalti violenti e improvvisi, agguati tesi approfittando della profonda conoscenza del terreno circostante. I primi cristiani giunti in quelle terre remote e ostili li identificarono come presenze demoniache, poi, lentamente, Ulfhednar e Berserkir vennero soppiantati dagli ideali della cavalleria cortese e di loro restarono soltanto i racconti di licantropi, uomini che si trasformano in belve feroci col calar delle tenebre.

venerdì 6 gennaio 2012

Indovinello della Befana...

Facciamo un giochino? Io vi fornisco un paio di indizi, voi cercate di capire di quale oggetto si tratta.
Pronti? Via!


Intreccio intrigante, ma non molto rivelatore forse… Non fate i furbi, non vale guardare subito in fondo al post! Ecco qui di seguito il secondo indizio.


Questo è un indizione in piena regola! La scritta incisa la dice già mooooolto lunga sulla possibile natura dell'oggetto misterioso e di certo si comincia ad intuire anche il materiale di cui è composto.
Hei, non sbirciate! Prima provate a indovinare! Fatto?
Sicuri sicuri?
Signore e signori, ecco a voi l'oggetto misterioso in tutta la sua metallica, lunga, glaciale e temibile magnificenza!
Si tratta di un coltello da allenamento di Kali, arte marziale che utilizza appunto coltelli e bastoni, e il secondo indizione la diceva lunga perchè Dan Inosanto, allievo di Bruce Lee per quanto riguarda il Jeet Kune Do, è un Maestro di quest'arte.


La monetina da 20 centesimi dovrebbe rendere l'idea delle dimensioni del coltello.
Chi aveva indovinato?


Un bastone, un coltello e il consorte è felice. Oddio, ho sposato un'arma letale! :-)

martedì 3 gennaio 2012

Stage di M.M.A. a Crema




Cosa si fa in un fine settimana di dicembre? Shopping selvaggio alla ricerca dei regali di Natale? Forse, in molti, fanno proprio questo. Personalmente ho preferito seguire marito e amici a Offanengo, in provincia di Crema, per assistere ad uno stage di M.M.A. (Mixed Martial Arts, o, se preferite, arti marziali miste).

Il video, realizzato con riprese e fotografie della giornata (fatte da me e da un'altra appassionata marzialista), lo trovate qui.
Ma cosa sono, in concreto, le M.M.A.? In molti pensano che si tratti di una sorta di "miscuglio" di varie arti marziali e sport da ring, ma in realtà non si tratta affatto di una disciplina improvvisata: le Mixed Martial Arts sono, invece, il risultato di un'accurata selezione di tecniche di combattimento, sia in piedi che a terra, sia sulla media che corta distanza.

Ad essere del tutto onesti, io e la fidanzata di uno dei "picchiatori" avevamo anche pensato di poter unire l'utile al dilettevole: andiamo a Crema, stiamo un paio d'ore a vedere i nostri che se le danno di santa ragione e poi ci dedichiamo un po' al turismo, magari scovando qualche inatteso dono da poter portare a casa per Natale. Ma un terrificante nebbione ci ha ben presto convinte che sarebbe stato infinitamente meglio evitare di avventurarci lungo strade sconosciute.


Lo stage, sotto la guida del Maestro Mario Rama, è stato interessante: sono state analizzate svariate tecniche e si è posta l'attenzione anche sui punti di pressione, ai ragazzi è stata data l'opportunità di confrontarsi in scontri reali per testare "sul campo" quanto appreso… Insomma: un'esperienza davvero positiva!

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